Prendiamo spunto dal resoconto di un fatto avvenuto a Cittadella il 7 aprile 2021, per un serie di riflessioni sullo stato delle cose. Il racconto ci è stato spedito da una signora veneta, la quale si è rivolta al servizio “Sostegno Legale“ del Movimento Roosevelt: un’iniziativa civile a titolo gratuito targata MR di consulenza o assistenza legale rispetto ad eventuali abusi amministrativi o penali e/o vessazioni di natura anticostituzionale, a favore di associati o meno del Movimento Roosevelt; a questa iniziativa aderiscono avvocati e giuristi esperti sparsi su tutto il territorio nazionale. Ringraziamo la signora Nadia per averci contattato e averci dato la possibilità di dar voce alla cittadinanza attiva e gandhiana, rispecchiando perfettamente lo spirito che contraddistingue i principi e le istanze del Movimento Roosevelt.
Il racconto di Nadia
“Stanca di critiche, pareri, opinioni, complottismi, negazionismi, e chi più ne ha più ne metta, decido di agire, memore di un ’68 vissuto solo tramite la TV vista la mia giovanissima età. Venuta a conoscenza dell’apertura fuori orario e con normale servizio del “Caffè al Pozzo” di Cittadella (PD) prevista per il 7 aprile 2021, decido di partecipare insieme ad altri conoscenti e ad un socio del Movimento Roosevelt.
Arrivo più o meno verso le 17, emozionata e anche un po’ timorosa, ma ingrano subito con la Proprietaria del locale e con altre persone presenti, faccio qualche foto col cellulare, bevo un caffè. Si presentano altri avventori, ci sediamo chi dentro chi fuori, mascherina abbassata ma distanza “regolamentare”, si chiacchiera, qualcuno brontola e inveisce, come sempre in queste occasioni ci si ritrova con un genere umano eccezionalmente “vario”.
Come da previsione, arrivano verso le 17,30 tre agenti della Polizia Locale, due di loro sono armati, e chiedono spiegazioni; qualche animo si scalda immediatamente, ma devo dire che sono stati gentili e rispettosi pur affermando con una certa autorità le loro ragioni. Hanno quindi iniziato a chiedere le generalità dei presenti, qualcuno ha fornito dati falsi, qualcuno si è rifiutato. Personalmente, ad un giovane padre di famiglia ho consigliato di non rifiutarsi di dare il nome, visto che esiste una legge in proposito; lo ha fatto, e si è anche scusato con l’agente. Al mio turno, ho mostrato un documento e precisato che ero lì “per necessità”, mi è stata richiesta l’autocertificazione e ho replicato chiedendo il modulo che il vigile sosteneva dovessi avere IO con me. Non ce l’aveva, l’ho comunque ringraziato e gli ho chiesto se fosse certo di star facendo la cosa giusta, ha risposto con un “non sono d’accordo con quello che sta succedendo ma devo fare il mio lavoro”.
Non è stata elevata alcuna sanzione, né sono stati consegnati verbali ad alcuno dei presenti, ma è interessante notare l’articolo apparso il giorno dopo su “il mattino di Padova”:
Ecco, questa è una cosa davvero indecente e che deve far arrabbiare chiunque: l’informazione falsata o, peggio, manipolata.
Dulcis in fundo: ho ricevuto il giorno 12 luglio 2021 il verbale di contestazione:
Null’altro da aggiungere, Vostro Onore
Nadia Scorzin“
Alcune riflessioni
Vogliamo analizzare essenzialmente due punti:
- dal resoconto, la signora risponde all’agente di essere fuori comune per necessità: la contestazione si basa sul fatto che la signora si trovasse seduta nel plateatico di un bar, fuori comune di residenza, senza “un giustificato motivo di necessità”; spetta quindi all’agente accertante definire “giustificato” il motivo di necessità? Oltretutto senza disquisire minimamente con la signora? Cosa si intende per “motivo di necessità”? Chi può stabilire cosa è “necessario” o meno?
- come già ampiamente descritto in un articolo precedentemente pubblicato su questo blog (“Le forze dell’ordine tra diritti e doveri costituzionali: la tutela del SUPU”), le forze dell’ordine, in questo caso la Polizia Locale di Cittadella, si trovano ad elevare sanzioni in contesto in cui i DPCM sono stati definiti da più sentenze come incostituzionali (sentenza del 29.07.2020 del giudice di pace di Frosinone o la sentenza n.54 del 27/01/21 del GIP di Reggio Emilia, tanto per citarne un paio). In questo caso specifico poi, si sta applicando una sanzione amministrativa per “trovarsi fuori dal comune di residenza”, in palese contrasto con l’art.16 della costituzione che recita: “Ogni cittadino può circolare e soggiornare liberamente in qualsiasi parte del territorio nazionale, salvo le limitazioni che la legge stabilisce in via generale per motivi di sanità o di sicurezza. Nessuna restrizione può essere determinata da ragioni politiche”. Qualcuno potrebbe obiettare che, in effetti, siamo in una situazione configurabile con i “motivi di sanità”: cosa in realtà discutibile, visto il protrarsi smisurato nel tempo della situazione di emergenza. Ma prendiamo come dato di fatto che sia verità, siamo in uno stato configurabile come “motivi di sanità”: esiste però l’articolo 13 della carta costituzionale, il quale stabilisce che “le misure restrittive della libertà personale possono essere adottate solo per atto motivato dall’autorità giudiziaria e nei soli casi e modi previsti dalla legge”, per cui un Dpcm non può disporre alcuna limitazione della libertà personale, trattandosi di fonte meramente regolamentare di rango secondario e non già di un atto normativo avente forza di legge.
Poniamo attenzione, molta attenzione: potrebbero sembrare a prima vista tecnicismi, formalismi o semplicemente “vie di fuga”: assolutamente no! I padri costituenti hanno meditato e discusso, a volte ferocemente, anche solo per la scelta di una singola parola: a riguardo invitiamo tutti alla lettura de “La Costituzione della Repubblica Italiana illustrata con i lavori preparatori”.
A tal proposito, concludiamo citando uno tra i più celebri padri costituenti:
“[…]perché sappiano perseguire il piacere della conoscenza, unico cammino per far crescere le basi della loro libertà. […] Trasformare i sudditi in cittadini è miracolo che solo la scuola può compiere” Pietro Calamandrei
Articolo di Samuele Guizzon
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