Diritto e dovere di voto: due aspetti di un unico contesto. Nei prossimi 3 e 4 ottobre si svolgeranno le elezioni in molti comuni italiani e da molti anni la narrazione ci racconta di un’astensione al voto. Perché? Molti cittadini non si sentono rappresentati, non solo dalle cariche centrali della Repubblica, ma anche da quelle locali. Eppure è dal micro che possiamo generare un macro migliore.
Il diritto di voto è stato conquistato in Italia nel 1861 con l’unità di questa repubblica che oggi lascia forti dubbi sulla sua identità. Era riservato ai soli maschi dell’alta borghesia che avessero compiuto 25 anni. Solo nel 1945 si arriva al voto femminile riservato a tutti i maggiori di diciotto anni, per giungere successivamente alla possibilità di voto a tutti i detentori della cittadinanza italiana anche all’estero.
Essendo un diritto acquisito in passato, le nuove generazioni lo considerano scontato e privo di valore, poiché non conquistato da se stessi. L’esperienza insegna che ciò che si conquista in prima persona ha un maggiore valore. Considerandolo scontato, perde la sua efficacia e ciò che perde efficacia, nel tempo, svanisce sempre più e il popolo sarà sempre più privo di diritti.
I diritti nessuno può toglierli, ma sono le persone stesse a lasciarli andare quando non sono esercitati. Non siamo mai puniti PER le azioni o inazioni fatte, ma DALLE azioni o inazioni stesse.
Anche il Triveneto è protagonista di questa tornata elettorale con un totale di 84 comuni nel Veneto, 38 nel Friuli Venezia Giulia e 8 nel Trentino Alto Adige (10 ottobre) e sarà coinvolta una popolazione di oltre 1.100.000 individui. Il diritto al voto è oggi divenuto un dovere, che è la capacità di formare. Formare cosa? La Repubblica in cui oggi ancora viviamo!
In questa puntata de Il Cittadino Sovrano si dialogo proprio su questo argomento.
Articolo di Serena Pattaro
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