Il parlamento europeo ha approvato in via definitiva le nuove regole per il certificato Covid digitale. Il testo è passato con 546 voti a favore, 93 contrari e 51 astensioni (per quanto riguarda i cittadini dell’Ue) e con 553 a favore, 91 contrari e 46 astensioni (per quanto concerne i cittadini di paesi terzi residenti nell’Ue). La Commissione si è impegnata a stanziare 100 milioni di euro per consentire agli Stati membri di acquistare test finalizzati al rilascio del green pass.
Il commissario ha spiegato che, dal punto di vista della sicurezza, c’è “un livello molto alto di protezione dei dati personali, che è pienamente assicurato dal testo del regolamento”.
Nel Regolamento si può infatti leggere che questo sarà sospeso “una volta che il direttore generale dell’OMS abbia dichiarato, conformemente al regolamento sanitario internazionale, che l’emergenza di sanità pubblica di portata internazionale causata dal SARS-Co-V-2 è cessata.”
Green Pass europeo: quali vaccini sono inclusi
Il Certificato sarà rilasciato ai cittadini vaccinati con qualsiasi vaccino contro il Covid-19. Gli Stati membri tuttavia sono tenuti ad accettare i certificati per i soli vaccini che hanno ottenuto l’autorizzazione all’immissione in commercio nell’Unione Europea. I singoli Stati potranno poi decidere quali vaccini accettare.
Green Pass europeo: Privacy
I certificati comprenderanno solo una serie limitata di informazioni necessarie, come nome, data di nascita, data di rilascio e informazioni sanitarie sul vaccino e sui test oltre che sulla vaccinazione. Tutte informazioni che non potranno essere conservate dai paesi visitati. Tutti i dati sanitari saranno conservati dallo Stato membro che ha rilasciato il certificato, ai fini di verifica verranno controllati solo la validità e l’autenticità del certificato, tramite il codice QR.
Green Pass europeo: le linee guida della Commissione
In attesa che tutti gli stati emettano il Green Pass europeo, la Commissione Europea ha proposto ai Paesi di allentare le restrizioni per i cittadini europei già in possesso di certificazioni in linea con quella europea, come il nostro Green Pass nazionale.
Di seguito le linee guida suggerite dalla Commissione, presenti nel Comunicato stampa di Bruxelles:
- niente test o quarantena all’arrivo per i cittadini che hanno concluso il ciclo vaccinale e presentano il relativo certificato, a partire da 14 giorni dopo la somministrazione della seconda dose;
- stessa esenzione per i cittadini che sono guariti dal Covid-19, entro i sei mesi successivi al primo test positivo;
- niente quarantena per i cittadini che presentano un test negativo, fatto entro 72 ore se molecolare, entro 48 ore se rapido (nei Paesi che accettano questo tipo di test);
- possibilità di reintrodurre le restrizioni per i possessori di green pass in caso di peggioramento della situazione epidemiologica nel Paese.
Intervista a Pasquale Stanzione su “Avvenire”
Troppi dati personali, bastava il colore. Il Parlamento Ue dà il via libera Intervista a Pasquale Stanzione, Presidente del Garante per la protezione dei dati personali. (di Daniela Fassini, Avvenire, 9 giugno 2021)
II Garante aveva bocciato il pass vaccinale della Campania perché “viola la privacy”.
L’ordinanza della Regione Campania, che regola autonomamente il certificato verde è una fonte inidonea alla disciplina di tali misure, incidenti su materie (in particolare: la profilassi internazionale e la protezione dei dati personali) soggette a riserva di legge statale. Inoltre, le difformità della disciplina regionale rispetto a quella statale, in ordine all’ambito di utilizzo del pass, alle modalità di rilascio (con una smart-card di cui vanno accertate le garanzie di sicurezza) e gestione dei dati, rappresentano delle criticità suscettibili di rendere il relativo trattamento dei dati personali (anche “sensibili”) privo di un valido presupposto di liceità. Il Garante si è limitato a segnalare quest’anomalia, anche in ragione dell’implicazione principale (inutilizzabilità dei dati) conseguente a un eventuale trattamento illegittimo delle informazioni cosi acquisite.
Come deve essere quindi un green pass per poter rispettare la privacy ed essere immediato e facilmente utilizzabile?
La soluzione preferibile sarebbe quella di prevedere unicamente la scadenza del pass, naturalmente diversa in ragione del titolo abilitante, senza informazioni (quali appunto quelle relative alla “causa” della negatività – vaccino, tampone e malattia superata, ndr) ulteriori e dalle quali possano anche inferirsi dati sulla salute. Il pass dovrebbe, insomma, limitarsi a rappresentare un “semaforo” con luce, appunto, verde evitando di includere al suo interno dati eccedenti le finalità proprie di tale tipo di documento.
Quello europeo avrà il via libera delle Autorità Privacy UE?
Come abbiamo illustrato in audizione al Senato, questo testo ha ricevuto già il parere favorevole del Comitato delle Autorità di protezione dei dati e del Garante europeo che, pur suggerendo alcuni perfezionamenti, ha complessivamente apprezzato il bilanciamento, sotteso alla bozza, tra privacy, libertà di circolazione e sanità pubblica.
Il pass europeo è consigliato ma non imposto, ogni Paese decide se utilizzarlo o no… l’Italia va verso il suo utilizzo?
La bozza di regolamento europeo è funzionale alla mobilità intraeuropea, come dimostra il suo fondamento normativo (art. 21 Tfue), correlato alla libertà di circolazione appunto all’interno dell’Unione. Le discipline nazionali riguardano, invece, la mobilità intranazionale (ad esempio tra regioni a diverso indice epidemico) ma, come nel caso italiano, sono spesso concepite come misure prodromiche all’entrata in funzione del sistema europeo, dovendo garantire ad esempio l’interoperabilità con il gateway dell’Unione. Proprio in ragione di tale continuità con la disciplina europea è, dunque, ulteriormente importante garantire – come già sottolineato in audizione alla Camera – la conformità della normativa interna a quella unionale, allineando il più possibile la prima alla seconda, anche sotto il profilo privacy.
Intanto Israele ha tolto l’obbligatorietà di esibire il Green pass per entrare negli uffici pubblici. Quindi tutta questa discussione rischia poi alla fine di avere vita breve?
Tutte le misure adottate in fase pandemica sono destinate a perdere efficacia con il venir meno delle condizioni, più o meno emergenziali, che le hanno determinate. Per il green pass vale lo stesso; la bozza di regolamento europeo sottolinea la temporaneità della misura. Il pass nazionale è concepito, parimenti, come misura transitoria. Non spetta certo al Garante valutare, nel merito, le scelte di politica legislativa sottese all’introduzione del pass nazionale. Ciò che possiamo richiedere è che sia sempre rispettato quel principio di proporzionalità tra i beni giuridici in gioco (privacy, libertà di circolazione, sanità pubblica, iniziativa economica) senza il quale un diritto rischia di divenire, inammissibilmente, tiranno sull’altro.
Articolo di Steve Celio