La città dei cento orizzonti: così amava definirla Giosuè Carducci.
Città di pianura che si inerpica sulle colline che preannunciano le prealpi bellunesi.
Città sede della splendida corte rinascimentale creata dalla ex regina di Cipro in esilio dal 1489, Caterina Cornaro, e che a lei deve il nome, ancora oggi, dello splendido castello.
Città scelta come luogo di sepoltura dall’indimenticata Eleonora Duse, che in vita amava trascorrere qui il suo tempo lontano dai palcoscenici.
Robert Browning ne dedicò l’opera “Asolando”.
Città che dal 2002 è inserita nel club de “I Borghi più belli d’Italia”.
Tra le sue mozzafiato, storiche, vie, si dice che “Asolo è Venezia e Venezia è Asolo”.
Asolo nella preistoria
Si hanno tracce umane già nel Paleolitico (300.000-35.000 anni fa): reperti in selce e resti di mammuth sono stati ritrovati, infatti, nei pressi del Ponte di Pagnano, alla confluenza dell’Erega e del Muson; sempre a Pagano è stato portato alla luce anche un insediamento mesolitico (5.000 anni fa circa).
Sembrerebbe sorgere un insediamento stabile solo nell’Età del Bronzo (X-IX sec. A.C).
Nei secoli successivi, fino a circa il I sec a.C., si può immaginare un Asolo come insediamento paleoveneto, collegamento tra gli insediamenti di pianura e quelli dell’area retica, con una necropoli propria ed una popolazione dedita alla transumanza. I rilievi stratigrafici hanno rilevato una continua frequentazione della zona. Plinio il Vecchio ne parla come Venetorum oppidum.
Con un foro, delle terme, l’acquedotto, la centuriazione dell’agro e il teatro, sotto la tribù Claudia e grazie all’imperatore Augusto, Asolo divenne municipium, con giurisdizione dal Brenta al Piave. Con ogni probabilità la città definisce il suo nome proprio in questo periodo, a cavallo dell’anno 0: la radice indoeuropea *ak indica in effetti un luogo aguzzo, da cui parrebbe derivare Acelum; Claudio Tolomeo, nel suo Geografia, cita Akedon.
Medioevo
Nell’ultimo periodo romano subì il processo di cristianizzazione: dove oggi si può ammirare la splendida rocca (monte Ricco), sono venuti alla luce i resti di un edificio di culto con annesso cimitero (VII-XI sec.).
L’invasione degli Ungari portò alla soppressione della diocesi (969) e al suo inglobamento in quelle vicine (Bassano, Treviso, Vicenza): proprio nello stesso anno, si ha la prima testimonianza scritta del castello (Editto di Pergine di Ottone I). Castello che fu conquistato da Ezzelino da Romano nel 1239 e che alla sua morte tornò al comune di Treviso.
La Serenissima: il massimo splendore
Dopo un breve periodo sotti i Carraresi, già padroni anche della vicina Cittadella, ad Asolo arrivò la Serenissima: fu il periodo di massimo splendore. Sgravi fiscali favorirono l’arrivo di numerose famiglie e quindi il popolamento dell’area.
Come già accennato, nel 1489, l’ex regina Caterina Cornaro arrivò nel castello con una ricchissima corte di poeti, artisti e intellettuali: in questi anni Pietro Bembo compone “Gli Asolani” (ambientati nei giardini del castello) per la sua amata Lucrezia Borgia; il pittore Lorenzo Lotto dipinge “L’apparizione della Vergine ai Santi Antonio Abate e Ludovico di Tolosa” (oggi nella Cattedrale).
Di questo periodo è anche la costruzione delle mura, con le porte di accesso, e la nascita di una serie di strutture manifatturiere a valle. Ancora oggi è visibile il Maglio di Pagnano che, utilizzando la forza del torrente Muson, permetteva la lavorazione del ferro.
Dal 1509 inizia un’inesorabile e continuo declino per la città: la guerra della lega di Cambrai con l’arrivo dell’imperatore Massimiliano, fa capitolare Asolo. Il terremoto di Santa Costanza (1695) aggrava una crisi economica già in atto da decenni.
In realtà Asolo si può definire formalmente “città” solo dal 1742.
Nel 1750 venne fondata l’”Accademia dei Rinnovati”.
Dall’era napoleonica ai giorni nostri
Come gran parte dei paesi della zona, anche Asolo fu teatro delle battaglie di fine ‘700 tra i francesi e gli austriaci. Napoleone in particolare soggiornò proprio ad Asolo e sfruttò la sommità del monte San Martino per aggiornare le informazioni sulle posizioni dell’armata austriaca di stanza sul Piave.
Nell’anno del Trattato di Parigi (1815) la città passò sotto il Regno Lombardo-Veneto, passando poi definitivamente sotto il Regno d’Italia nel 1866.
La Grande Guerra
Con lo spostamento del fronte lungo il fiume Piave, Monte Grappa e Altopiano di Asiago, Asolo si ritrovò a ridosso dello stesso, nelle immediate retrovie.
Il comando del IX corpo della IV armata, guidato dal Gen. Ruggieri Laderchi, si insediò presso Villa Rinaldi e Villa Clelia (Casella d’Asolo): la cittadina venne stravolta. Fu modificata la viabilità, vennero edificati ospedali da campo ovunque fosse possibile, le colline ridisegnate dalle trincee, dalle gallerie. Con dicembre del 1917, agli italiani si aggiunsero i francesi del XXXI d’Armata, gli inglesi, i volontari dell’ American Red Cross e circa 1500 prigionieri austro-ungarici.
Asolo nella seconda guerra mondiale
Un recente studio condotto da due ricercatori della cittadina “Accademia dei Rinnovati”, ha riportato alla luce la storia di 80 ebrei di origine croata. Il 30 novembre 1941, da Spalato, arrivano in città 80 ebrei, molti imparentati tra loro. Lo studio rivela una cittadinanza preoccupata per le proprie sorti ma al contempo solidale con gli esuli. La vicenda, per Asolo, ha termine l’8 settembre ’43, quando gli 80 fuggiromo in Romagna, trovando rifugio presso un giovane albergatore.
Una curiosità…il gruppo delle Freyadi, un circolo di donne che hanno conosciuto Freya Stark o anche solo affascinate da questa, sono alla ricerca di una possibile lettera: una missiva inviata a Churchill dalla stessa Stark, che avrebbe salvato Asolo dai bombardamenti, gli stessi che avrebbero distrutto la vicina Treviso.
La ricerca non è di certo campata per aria, la lettera è citata da molte fonti e le testimonianze dell’epoca descrivono una donna con molte entrature di rilievo: Lord Kitchener, Lawrence d’Arabia, Montgomery e appunto Churchill.
L’Asolo Prosecco
Nella zona che si estende tra tutta la provincia di Treviso, i piedi del Grappa. Le colline a ovest del Piave e fino alle Dolomiti e al Montello, si pratica una viticoltura che dà vita al processo di maturazione della Glera, vitigno trevigiano. Oltre alla Glera, per arrivare all’Asolo Prosecco, concorrono altre varietà locali: Bianchetta Trevigiana, il Verdiso e la Perera.
Dal giugno 2009, questo interessante vino, morbido ed equilibrato, si fregia del DOCG.
Immersa nel verde, tra la pianura e le colline, Asolo è una rara perla medievale risparmiata dalle devastazioni della seconda guerra mondiale: un borgo da visitare e respirare, dai “cento orizzonti”.
Articolo di Samuele Guizzon
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